martedì, marzo 24, 2009

A Giacinto

Fuori c’è il sole.
Dopo una doccia e poi a lavoro.
Odio il turno di sera .
Quando sono a lavoro di mattina mi pare di avere tutta la vita davanti, col turno di sera, tutta dietro.
Forse l’ ho già scritto, vabbè rileggetelo.
Oggi sono triste, annoiato e per niente asciutto.
So già che questo post sarà pieno di parolacce.

Ho già consumato svariate tonnellate di fazzolettini di carta per soffiarmi il naso che ora è talmente irritato che sembra più grande del solito.
Devo accettarlo tutti gli stregoni hanno il naso strano.
Chiamate il dott. Rey.

Ciò che è inaccettabile è questo tempo del cazzo.
Quando sono a lavoro il sole splende, quando sono di riposo si scatenano ogni tipo di intemperie.

In questo periodo sono quei dolci e caldi momenti di sole che ti inculano.
Quei dolci e caldi momenti di sole in cui sei fuori in giardino con il tuo gatto e non ti accorgi che quel venticello nefasto sta per trasformare la tua gola in un rospo.

Non sento nessun odore; solo un profumo è in grado di fare il giro di tutta la casa e inebriare anche il mio cuore (cazzo, che poesia).


Sto parlando del mio giacinto che finalmente si è degnato di fiorire.
E’ uno dei doni natalizi di Rain; ho dovuto aspettare 3 mesi per poterlo vedere.
A fine dicembre era solo un bulbo insignificante con un bicchiere di vetro.

Bisogna aggiungere l’acqua, ma occorre essere molto precisi e leggere attentamente le istruzioni.
Primo; l’acqua deve sfiorare il bulbo , diversamente marcirebbe.
Secondo; va lasciato al buio almeno 3 settimane per permettere alle radici di svilupparsi in maniera adeguata.

E qui il mio primo e unico errore.
Il bulbo va messo alla luce solo quando il germoglio ha superato gli 8 cm di lunghezza.
Benché io abbia ottenuto un buon risultato, dopo mirati studi scientifici ho scoperto che le foglie dovevano essere grandi più del doppio.
Stessa cosa per la fioritura.

Oramai tutti i miei fans sanno perfettamente che io sono appassionato di fiori col bulbo.
Ricordo ancora, quando ero giovane e durante un test alla visita di leva c’era la famosa domanda; ti piacciono i fiori?
Tutti dicevano che rispondere sì era uguale ad essere chiamati dallo psicologo che ti attendeva in una lugubre stanzetta.

Io avevo risposto di sì.
Ero un temerario…
Lo psicologo invece aveva proprio interpellato tutte quelle persone che avevano messo in giro questa leggenda.
A me non restava che rimanere li tutta la mattina ad attendere il famoso documento che mi avrebbe riformato dall’esercito italiano per insufficienza toracica.
Mentre tutti si accalcavano sull’autobus per raggiungere la stazione dei pulman , io sparivo in taxi salutando dal finestrino.
Chissà che cosa avrebbe detto lo psicologo..

Tornavo improvvisamente alla realtà, il mio sguardo si era perso nel color lilla del mio giacinto, bulbo di prima scelta venuto dall’ Olanda.
Nel linguaggio dei fiori il giacinto aveva diversi significati a seconda del colore, ma principalmente gli veniva attribuito gioco e divertimento.