martedì, dicembre 04, 2007

Fanculandia

Sono appena rientrato da lavoro , fuori fa così freddo che neppure la mia gatta mi ha aspettato.
Al mio ritorno gli unici rumori in casa sono il ticchettio dell’orologio sopra il caminetto e il ronzio del frigo che per qualche strano motivo mi fa pensare a quando ero piccolo.
Il notebook diventa uno strumento indispensabile quando si vuole scrivere seduti spalle al camino; io ho un portatile solo per questo motivo.
Il lavoro ultimamente sta diventando pesante; ne vorrei un altro dove non sono costretto a sorridere se non ne ho voglia e dove non sono circondato da cobra.
Vorrei che a casa ci fosse qualcuno che mi coccolasse quando torno da queste giornate di merda che mi dicesse che va tutto bene e che gli altri sono tutti figli di puttana.
E’ così difficile stare con qualcuno, ma è altrettanto complicato stare da soli.
Immaginavo te che guardavi il tuo biglietto di sola andata per Fanculandia.
A Fanculandia c’era tutto quello che desideravi e potevi lasciarti alle spalle tutto questo.
Capivo sempre di più i tuoi sentimenti e la tua scelta di non farti trattenere da nessuno, perché in questo posto avresti dovuto accontentarti di uno stipendio misero e di essere solo un numero sostituibile in qualsiasi momento.
Fanculandia era la meta per tutti i coraggiosi, per tutti quelli che non avevano paura del mondo e che erano consapevoli che la vita era una sola e che in essa si potevano trovare sempre altre combinazioni.
Fanculandia era il luogo ideale per ricominciare.
Ogni paese e città del mondo potevano trasformarsi in Fanculandia se si abbandonava il proprio.
Infondo non avevamo molto in comune.
Forse niente.
Sul tavolo osservavo le castagne che mia madre aveva sbucciato e avvolto in un fazzolettino.
In quel momento capivo il motivo della tua sicurezza, capivo perché potevi andare a Fanculandia senza guardarti indietro.
Tu non avevi una madre.
Non avevi l’unico amore della tua vita da perdere e mi dispiace che tu non l’abbia mai conosciuto.
Io non ero pronto a rinunciare all’unica cosa che mi apparteneva e in quel momento capivo anche i miei di sentimenti.