domenica, novembre 04, 2007

La notte del terrore


Quando tra due amanti di letto si scoprono le carte , la più ovvia casistica vuole che uno dei due sia sempre meno interessato.
Ne consegue il giochetto “io non ti considero, vediamo se lo fai tu”.
Ad un certo punto, dopo che sono passati dei mesi ti accorgi che hai giocando da solo.
Io non ho voluto attribuire questa situazione alle tempistiche sulla quale era necessario dire e non dire determinate cose, ma alla mia totale mancanza di fascino.
Non è possibile che io dica sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, questa è una scusa che non regge più.
Nel tentativo di non pensare più a nulla sono passato da un divertimento all’altro senza farmi mancare nulla.
Nel mio creare situazioni divertenti è sempre prevista la partecipazione di più persone possibili cosa che avvolte impone a dover sottostare agli orari di tutti per poter uscire di casa.
Non sempre è possibile stare dietro a tutti e rimango della convinzione che molte persone non meritino un amico come me; che si preoccupa per loro, che spreca tempo e soldi in estenuanti telefonate.
Un po’ come dare perle ai porci.
Quello che mi infastidisce davvero è che io non possa mai essere uno spettatore passivo che non sia mai coinvolto in qualcosa che non abbia organizzato io.
Dopo tutto non c’è due senza tre e Halloween è stato più disastroso di tutti gli altri anni.
Suor EmulsioColmenares si è ammalata proprio il 31 e me lo ha comunicato praticamente quando mancava poco ad uscire, probabilmente nella speranza che la Tachipirina facesse qualche magia.
Alla rivelazione che Suor EmulsioColmenares non avrebbe partecipato all’evento Filayppo Von Fustemberg e Maura Pozzy sono diventati insopportabili e hanno cominciato a lamentarsi per ogni cosa.
Dopo tutto si trattava di trascorrere una serata come le altre , non era giusto mandare la serata a puttane.
Per cercare di ovviare alla mancanza di due persone siamo andati in un carinissimo locale del centro storico di Cagliari e siamo finiti in una specie di cripta.
Nonostante fossimo sottoterra era un luogo davvero suggestivo, un elegante salottino in vimini era allestito in un soppalco, un antica volta ad arco dava vita ad un soffitto di pietra e un dj mixava dance anni 90.
Luogo che Maura, forse tornata quel giorno da Hollywood, ha definito squallido.
Probabilmente a Senorbì dove esce di solito ci sono locali più sofisticati, bisognerà organizzare un escursione e verificare tutta questa mondanità, magari ci troverò Briatore.
Fustemberg ha lamentato l’assenza di un maxi schermo con i video musicali e ha fumato così tante sigarette che sembrava di essere nei pressi della Saras s.p.a. .
Infatti quella cripta era adibita a sala fumatori, occasione che Fusty e Pozzy non si sono lasciati sfuggire facendo una degustazione del tabacco arrivando a scambiarsi le sigarette come si fa con le figurine alle elementari.
Il fumo continuava a venirmi addosso, nonostante io mi sventolassi invano con un volantino pubblicitario.
La nota di poesia è arrivata col caffè shakerato voluto anche Fusty e Maura probabilmente ispirati dal post che avevo scritto qualche giorno prima.
Appena abbiamo portato alla bocca la nota di poesia questa era amara e tiepida e non aveva nulla a che vedere con quella sublime bontà delle precedenti uscite.
Infatti assieme ai bicchieri ci hanno portato pure lo le bustine di zucchero che ho infilato nella borsa di Fustemberg per fargli un dispetto.
Improvvisamente Maura Pozzy e Filayppo Von Fustemberg hanno cominciato ad aggiungere zucchero dentro quella amara poesia, girandola con il cucchiaino mischiando il caffè e la schiuma trasformandola in una sorta di poco elegante caffellatte.
I due rompipalle insoddisfatti di quella bevanda geneticamente mutata hanno spostato il loro interesse verso un banale tiramisù.
Maura in una caduta di stile ha chiesto il prezzo del tiramisù chiedendo se per 3 euro e 50 la fetta era abbondante.
Io ho spiegato che non si deve mai chiedere il prezzo, che questo deve essere sempre appurato dal menù; non voglio che la cameriera pensi che ho rotto il salvadanaio per uscire.
Naturalmente quando la banalità al mascarpone è stata servita la lamentela era in agguato poiché Maura ha definito quel pezzo di mattone poco abbondante.
Probabilmente per abbondante intendeva mezza teglia.
Io avrei fatto ameno di mangiarlo visto che quando si è seduta vicino a me ha praticamente sfondato il divano in vimini, con tanto di suono CRAK, rendendolo handicappato nel lato destro.
Fustemberg ha spazzolato silenziosamente e velocemente il composto al mascarpone aspirando anche il cacao che era rimasto nel piattino rendendolo lindo come appena tirato fuori dalla lavastoviglie.
Nella speranza che nessuno si accorgesse del danno del divano in vimini siamo usciti dal quel caldo e accogliente locale per andare chissà dove nonostante io avessi detto che era una pazzia spostarsi e donare il nostro parcheggio a chi era arrivato più tardi.
Fuori infatti c’era un branco di auto alla ricerca di un parcheggio.
Quattro ragazze ci seguivano come cecchini e stavano per accapigliarsi con altri due che volevano il nostro posteggio.
Era tardi per qualsiasi locale; sia per trovare un nuovo parcheggio sia per poggiare il culo in qualche locale visto che oramai erano strapieni.
Alla fine dopo aver percorso un vortice di labirinti vicino al Poetto avevo lo stomaco sotto sopra e una nausea in prossimità del vomito.
Come se non bastasse il locale scelto era pure misteriosamente chiuso.
La tappa obbligata era infine Cornelio perché il signorino Fustemberg per tutta la sera aveva lamentato l’ impossibilità di mangiare il gelato, voglia che doveva a tutti i costi appagare.
Anche Maura non era molto soddisfatta del mattone-tiramisù che aveva fagocitato quindi aveva optato per un leggerissimo tramezzino a tre strati con parte bianca, parte rossa e parte verde.
Ogni parte strabordante di arcano condimento.
Io oramai stanco e nauseato da tutto quel pellegrinare e soprattutto organizzare invano e cercare di coordinare una serie di amici capricciosi non vedevo l’ora di tornarmene a casa e togliermi quell’idea di trucco che avevo sugli occhi.
Leggero,leggero, come Avril Lavigne.
Lungo la strada che portava all’uscita da Cagliari vedevo decine e decine di capellini da strega che facevano la fila per entrare nei vari locali.
In quel momento preso da quella nausea psicosomatica vidi nel riflesso del finestrino la mia faccia con un mezzo sorriso e pensai: “dopo tutto Halloween è la notte del terrore.”